A Dobrogea,veniva portato fino all’arrivo delle cicogne e quindi lanciato verso il cielo perchè la fortuna fosse più ‘grande e alata’.
In altri tempi le ragazze e le donne lo portavano fino al primo maggio, festa dell’estate. Lo scudo serviva a comprare del vino rosso che si beveva all’ombra, all’esterno, con chi lo aveva offerto. Aveva a quel punto la virtù di proteggere le ragazze dai raggi brucianti del sole d’estate, così come proteggeva i bambini dal freddo primaverile. Sempre un tempo si comprava del formaggio, il ‘cas‘ rumeno, per far diventare il viso dei bambini bianco come il latte.
Nei villaggi della Transilvania, il Martisor rosso e bianco, di lana, era appeso alle porte, alle finestre, alle corna degli animali, ai recinti delle pecore, ai secchi dei manici, per allontanare gli spiriti malefici e per invocare la vita, la sua forza rigeneratrice, attraverso il rosso, il colore della vita stessa.
Nei villaggi di montagna il primo giorno di marzo era quello in cui le ragazze si lavavano con l’acqua della neve sciolta, per essere belle e bianche come la neve.
Ai giorni nostri, tutti gli oggettini appesi con un filo rosso e bianco possono essere un Martisor. Ai nostri amati piuttosto che un semplice amuleto offriamo un gioiello . Intorno ai Martisor si è sviluppata tutta un’industria e le strade pedonali, come i marciapiedi delle città, a fine febbraio si riempiono di bancarelle e tavoli dove i venditori competono in creatività. Questa é anche l’occasione per gli studenti di Belle Arti di racimolare due soldi. A volte in questi posti si trovano dei veri tesori.